
PIETRE
La prima immagine che la parola Mediterraneo mi fa pescare nella memoria è quella dei resti di una costruzione.
La prima immagine che la parola Mediterraneo mi fa pescare nella memoria è quella dei resti di una costruzione, una chiesa forse, in un piccolo villaggio sull’isola greca di Milos. L’unica parete sopravvissuta accoglie nel suo centro un’apertura, una porta, affacciata sull’infinito che incornicia cielo e mare nel loro incontrarsi all’orizzonte. Eppure non è tanto quella porzione di mare ad aver richiamato questo ricordo, ma quella parete e le pietre che la generano. Sono quelle pietre, la loro forma addolcita dal vento, la loro porosità, la loro precaria resistenza che nel mio immaginario incarnano meglio di ogni altra cosa il senso della parola Mediterraneo.
Guardandole ripenso alle pietre di tufo delle vecchie abitazioni dei luoghi dove sono cresciuto che si infiammano di luce quando il sole comincia a calare nei pomeriggi estivi, quasi come se restituissero ogni giorno un po’ di quella materia che le ha partorite. Ripenso alle pietre dorate della Sicilia e alla terra rossa di certi villaggi nell’entroterra spagnolo. E così, di fronte a queste visioni, i miei occhi si sentono a casa dovunque mi trovi.