
NON URNE MA MONUMENTI IN VISTA DEL MEDITERRANEO, A STAGLIENO
Il più monumentale d’Europa.
Il cimitero monumentale di Genova è, come è noto, a Staglieno, quartiere poco lontano dalla stazione Brignole, sulla riva destra del Bisagno. E’ il più monumentale d’Europa, e si può dire unico. La fama di Staglieno si è diffusa, oggi diremmo viralmente, dal tempo delle navigazioni per mare dalle Americhe, quando Genova costituiva per chi veniva dall’Oceano la porta del Mediterraneo e il primo incontro con l’Europa: tanta era, come è tuttora, l’impressione e la meraviglia causata da questa selva di cipressi e di sculture, e di memorie. Per chi non l’ha visitato, è impossibile sintetizzare l’estensione di ettari ed ettari di arcate, terrazzamenti, e il versante della collina – con il mare visto o intuito all’orizzonte – popolato di cappelle e di sculture: Mazzini, Mameli, i Mille, scultori pittori musicisti navigatori industriali, genovesi inglesi americani, artisti, venditrici di noccioline (la famosa statua di Caterina Campodonico, quasi genius loci), lavandaie, bambine, bambini, sportivi, soldati, mercanti, ristoratori, tutti rappresentati in maniera ideale dal loro monumento, grande o piccolo ma sempre frutto dell’opera di un artista, e completato dall’opera raffinata di un artigiano nelle parti di corredo, eseguite con la stessa cura e estro impiegati per le statue. E in ogni monumento l’arte conferisce quell’afflato di spiritualità, che le è proprio, ai simboli o agli oggetti che rappresentano l’essenza della vita terrena di ognuno dei defunti, e attraverso di esso dà di quelle vite il significato più profondo e, si può dire, ne rappresenta l’anima. L’arte figurativa dell’Ottocento e del primo Novecento ha qui la sua apoteosi, e si mostra gagliarda e vivace nonostante i decenni del disprezzo subito a causa di pregiudizi ideologici che poco avevano in comune
con l’estetica, e che perdurarono – purtroppo con conseguenze pesanti sulla conservazione – fino agli anni Ottanta del secolo scorso. I primi a rendersi conto dell’irragionevolezza di tale ostracismo, va ricordato, furono gli storici dell’arte Carlo Del Bravo a Firenze, e il compianto Franco Sborgi nella stessa Genova. L’associazione “Per Staglieno – Onlus”, nacque nel 1998 da un lato da questa radice, e dall’altro dall’amore mai spento dei genovesi per questa “città dei morti” che non ha niente di macabro, e che nei secoli ha sublimato la morte nell’estetica e nella spiritualità. La vitalità di Staglieno è dimostrata dall’entusiasmo di tanti volontari, dalla quantità di fotografi che visitano il luogo per esercitare in esso il loro talento, e, ultimamente, da un bellissimo testo redatto dagli studenti degli Istituti di scuola superiore Klee- Barabino (4a B e 5a B) e Liceo Classico Linguistico G. Mazzini (2a C) che elenca dieci motivi per visitare il cimitero di Staglieno. Tra questi, per brevità, ve ne riproponiamo tre:
“E’ silenzio, un luogo dove trovare pace e tranquillità, un’occasione per riflettere a pochi metri dalla freneticità della vita quotidiana”; “E’ suggestione, un luogo dove riscoprire il mistero della religione”; “E’ simbolo di Genova, del suo territorio: ha le stesse problematicità…e le stesse salite!”.
Silenzio come ambiente elettivo del sacro, spiritualità della bellezza, legame ineludibile con la storia della città e con il suo presente: sono queste le ragioni primarie del fascino del cimitero di Staglieno.





